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Aprì uno studio ed iniziò un brillante periodo di affermazione professionale con ritratti a persone importanti e facoltose e di intensa vita sociale sempre invitato a prime teatrali, cene e ricevimenti, dove ebbe modo di conoscere personaggi di passaggio a Buenos Aires come il grande Arturo Toscanini e l’attrice Tina Di Lorenzo, finché decise di tornare per qualche tempo in Italia per rivedere la famiglia. Partì con un biglietto di andata e ritorno, per il suo rientro a Buenos Aires aveva in programma la sua prima mostra personale.
Era l’anno 1914, nel cielo politico europeo si stavano addensando grosse nubi e mentre attendeva una schiarita gli eventi precipitarono e invece di tornare a Buenos Aires partì per il fronte della Grande Guerra ! Come già per il periodo argentino, anche per questi durissimi anni sono le sue numerosissime lettere alla famiglia che ci raccontano una guerra vista e combattuta da un pittore.
Arruolato come soldato disegnatore, di notte aveva il compito di avvicinarsi alle linee nemiche per disegnarne le postazioni belliche mentre nei momenti di pausa lasciava la trincea e nelle retrovie riprendeva i pennelli per ritrarre generali o compagni d’armi, lo scorcio di un paesaggio e perfino qualche fiore quasi a testimoniare che la vita e la bellezza erano più forti della distruzione e degli orrori della guerra.
Fu congedato nel 1919.Non tornò più in Argentina ; aprì un bellissimo studio nel cuore di Torino: dal grande terrazzo sui tetti la vista della cupola del Guarini, palazzo Madama e come sfondo le morbide curve delle colline …fu il luogo che sicuramente ha più amato, non solo uno studio ma forse anche un isola felice nella quale continuò a dipingere secondo la sua sensibilità senza seguire le nuove correnti che dopo la fine della guerra avevano monopolizzato la critica ufficiale ed il panorama artistico.Non fu una scelta facile, ma fu certamente una scelta “ d’amore”.
La sua carriera proseguì come ritrattista sempre ricercato e apprezzato, con una vasta attività di cavalletto: paesaggi e nature morte, fino a quando nel 1922 il maestro affreschista Achille Casanova lo chiamò ad affiancarlo nei grandi dipinti che doveva eseguire nella Basilica del Santo a Padova. Così, come un cerchio che si chiude, eccolo di nuovo davanti a dei muri, muri che, poco più che bambino aveva imparato dal nonno a dipingere con le raffinate volute delle decorazioni liberty ed ora davano inizio alla sua prolifica attività di affreschista.Accanto alla pittura da cavalletto incomincia ora la lunga serie di affreschi in chiese, palazzi pubblici e dimore private in tutte le città italiane.
Intorno al 1930 arrivò a Savona per eseguire un affresco nella chiesa di san Giovanni, ma aveva sbagliato le misure dei disegni preparatori che erano molto grandi, per consentirgli di rifarli sul posto gli misero a disposizione un terrazzo che confinava con un altro terrazzo dove abitava la giovane Amelia Masciolino … si sposarono tre anni dopo..! “Mi sono sposato per un errore...”amava dire, scherzando, in realtà, furono una coppia di ferro per più di quarant’anni!
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